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conduzione

le operazioni che normalmente si svolgono per andare all'ormeggio in rada e in porto con alcune esemplificazioni illustrative

in rada

 

Con buon tempo ci si ormeggia in rada dando fondo all'ancora. Un occhio alla carta o al chart-plotter per avere un'idea del fondale e del tirante d'acqua.

Si da catena per almeno tre volte la profondità, meglio se c'è spazio anche cinque. Di notte e con venti freschi si cercherà di aumentare la catena sempre assicurandosi che ci sia abbastanza spazio per il brandeggio, tenendo conto che tra il giorno e la notte la brezza cambia e la barca si orienta anche per 180 gradi rispetto l'iniziale ancoraggio.

In caso di dubbio sul peggioramento del tempo o di colpi di vento meglio levare l'ancora in tempo e portarsi al largo in assetto di navigazione.

L'uso di grippiale è sempre opportuno su fondali irregolari o sporchi di relitti, si tratta di mettere un gavitello collegato al diamante dell'ancora, in modo da poterla sfilare se una marra si è incattivita al fondale.

A volte la rada è dotata di gavitelli fissati a corpi morti, per cui ci si può ormeggiare passando un cavo nell'anello del gavitello idoneo alla tenuta, disporlo nel passascafo e quindi dargli volta alle bitte di prua.

Per eseguire la manovra a vela  si viene di bolina stretta e ci si mette in filo di vento sul punto di ormeggio lasciando fileggiare le vele a bandiera. A ormeggio effettuato si calano le vele.

 

Il tender

Negli ormeggi e in genere negli ancoraggi anche diurni in rada per accedere a riva è indispensabile l'uso del tender (come noi chiamiamo brvemente il dinghy dedicato). Occorre precauzione specie di notte e con vento fresco. A remi progredire contro vento può diventare proibitivo e con vento forte da terra si rischia di perdere il contatto con la barca. In ogni caso è opportuno procedere con bordi inclinati al vento (alla massima velocità possibile) per non essere portati via dallo scaroccio. A motore c'è sempre il rischio di imprevisti. Sarebbe meglio disporre in questi casi di una luna cima (meglio galleggiante) di tonneggio, ma sappiamo che non sempre è facile disporne di una che sia sufficientemente lunga. Tutto è più facile con buon tempo e brezze leggere.

 

 

 

 

in porto

 

Se non ci sono catenarie collegate con trappe in banchina si da ancora e ci si lascia scadere in banchina se il vento ci aiuta venendo da prua.

Se il vento viene da terra ci si avvicina a motore con la poppa si prende un aggancio in banchina con una cima e ci si porta abbastanza fuori per calare l'ancora e recuperando sulla cima a poppa ci si ormeggia definitivamente.

Se ci sono le catenarie e si manovra tra pontili paralleli a pettine il caso più semplice è quando il vento viene dalla banchina o pontile che sia

Allora  ci si avvicina a motore con la poppa e si prende un aggancio in banchina con una cima. Si recupera la trappa di ormeggio a prua prendendo il bastardino (cima più piccola che collega la trappa di ormeggio alla banchina)  e ci si ormeggia definitivamente tirandosi sull'ormeggio a prua.

Le cose si complicano se si deve fare la manovra a vela, come schematizzato nello schizzo sottostante. Procedendo per gradi: 1. si arriva lentamente di bolina; 2. si rallenta facendo fileggiare le vele nel vento; 3. si procede col poco abbrivio rimasto fino a banchina , prendendo un aggancio con una cima, e  si arretra con l'aiuto del vento lascando la cima; 5.  nello spazio tra le barche ormeggiate si ruota la barca tonneggiando con la cima portata a poppa e ci si porta con la poppa in banchina e poi si procede come nel caso precedente.

In caso di vento che porta in banchina la soluzione più semplice è di farsi portare lentamente dal vento con la prua in banchina e ormeggiarsi come si usa dire alla francese.

Se si vuole ormeggiare con la poppa in banchina bisogna operare destramente per non farsi traversare la barca sulle trappe delle barche vicine e finire malamente sui pulpiti di prua delle stesse con allarmismi dei relativi proprietari, i cui consigli spesso urlati con ferocia e disappunto non sono quasi mai di aiuto e conviene non ascoltare.

Portata la prua al vento si arretra velocemento con la retro riscontrando col timone per contrastare l'effetto evolutivo dell'elica che sposandosi con la spinta del vento tende a traversare la barca.

A solo vela (vedi lo schizzo qui a destra) conviene procedere con l'ormeggio di prua in banchina a meno che si possa prendere a doppino un aggancio alla prua di una barca ormeggiata di fronte sopravvento e poi tonneggiando girare la barca portando il doppino a prua della propria barca. Rilasciando un capo del doppino ci si può allora far portare dal vento con la poppa in banchina

Se il vento è laterale come nello schizzo qui accanto le cose si complicano leggermente  

A vela si arriva con leggero abbrivio (1); ci si ferma con le vele che fileggiano nel vento (2); si mette fiocco a collo e si arretra aiutandosi col timone (3); e si accompagna l'arretramento verso la banchina riscontrndo il timone al contrario.

A motore è più semplice: di norma si avanza controvento e innescando la retro si cerca di portare la poppa in banchina facendosi aiutare dall'effetto evolutivo del vento che raddrizza la prua. In pratica ogni volta bisogna vedere di inventarsi il sistema migliore o più pratico. Se ci sono le catenarie con le trappe rinviate in banchina l'operazione è semplificata perchè una volta assicurata la poppa in banchina ci si tira sulla cima di ormeggio a prua.

Riferimento bibliografico: l’argomento è ampiamente trattato in Eric Tabarly, Guida pratica di manovra, 1981 Mursia Editore. Titolo originale dell’opera in francese: Guide pratique de manoeuvre, 1978 Editions du Pen Duick

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