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Riferimento cronologia: 

 

è costituito da due serbatoi, un'autoclave, i rubinetti al lavabo in dinette (zona cucina) e al lavabo nel bagnetto. C'è anche una doccetta estraibile in pozzetto

l'alimentazione principale dall'esterno è sul ponte ai piedi dell'albero di trinchetto. Il tubo scende direttamente ai serbatoi che sono collocati sotto le cuccette della cabina. Sotto la cuccetta di sinistra sta un serbatoio di quasi 100 litri, l'autoclave a flusso variabile dall'apertura dei rubinetti, e il dissalatore. Le pompe del dissalatore sono sotto il lavello del bagnetto. Sotto la cuccetta di dritta sta un altro serbatoio di circa 150 litri

 

nel gavone dietro al cesso c'è un boyler di 15 litri che funziona sulla linea della corrente alternata a 220 volt alimentata o da banchina o dal gruppo elettrogeno. Tutte le altre parti sono alimentate dalla corrente continua a 12 volt delle batterie

l'impianto del dissalatore è trattato precedentemente alla relativa voce 

 

le problematiche dell'impianto idraulico, rifatto ex-novo, sono state molteplici. Esso ha subito varie messe a punto. Con l'installazione del dissalatore è stata eliminata la pompetta di presa a mare per l'utilizzo dell'acqua salata a bordo. Questa scelta va un po' controcorrente rispetto alla filosofia scelta in barca per andare per mare: tuttavia si era constatato che l'uso dell'acqua di mare è valido solo in acque libere, già normalmente in rada l'acqua di mare non è abbastanza pulita. D'altra parte col dissalatore si produce l'acqua dolce necessaria senza perdere tempo ai risciaqui e rilavaggi necessari per l'unto non tolto dall'acqua salata. Peraltro la presa a mare è stata utilizzata per il motore del gruppo elettrogeno risparmiando così di aprire un altro buco nel fasciame dell'opera viva

 

i serbatoi sono stati un problema spinoso: quelli preesistenti erano in acciaio. Le saldature trasudavano umidità che finiva specie a sinistra su una ordinata col risultato di ammalorare l'interno del legno. Dopo la decisione di sostituire i serbatoi si è potuto constatare che il legno della metà di sinistra di una ordinata era tabaccato e in pratica sotto la pelle c'era pappetta. Per fortuna l'ammaloramento non si era trasmesso al fasciame pur essendo in contatto con l'ordinata. L'ordinata nuova sempre in quercia fu mirabilmente modellata dal Pino che ha occhio e mano magici: nel rimuovere quella vecchia lo strato superficiale andò in mille frantumi e non si aveva più un modello di riferimento. Per il materiale dei nuovi serbatoi si scelse il polipropilene, ritenuto valido sotto il profilo alimentare. La resistenza del serbatoio più grande non si rivelò invero sufficiente: si spaccò due volte, durante il riempimento e in navigazione, nonostante disponesse di paratie interne di protezione. Non venne riparato ulteriormente, ma sostituito con un serbatoio in acciaio: le peripezie per fare le seste e collocarlo in sito furono notevoli, ma alla fine il lavoro delle maestranze del mitico Picchetto si dimostrò valido e da anni funziona egregiamente. Il serbatoio più piccolo è ancora in esercizio: probabilmente c'è un limite nella quantità di liquido contenuto, oltre il quale le forze che si generano non sono sopportate. Ma ancora una volta non c'è alcuna certezza. Si prova.

 

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